Il romanzo familiare, la trasmissione del desiderio

La fabbrica dell’umano suppone una mediazione sociale, che è in primo luogo quella delle figure genitoriali o di chi nel prender- si cura di un bambino abbia un desiderio particolarizzato, un desiderio cioè rivolto proprio a “quel” bambino. È la presenza di questo desiderio a fare da spartiacque, perché altrimenti un bambino può vivere (e non sempre, a volte rifiuta di vivere in assenza di desiderio particolarizzato), ma c’è una differenza tra “essere in vita” e vivere nel senso di avere il sentimento della vita, tra un’esistenza sentita come un peso o inserita nell’ingranaggio del fare quotidiano, come si dice, “senza avere un minuto per me” e vivere animati da un desiderio.
(M. Severini, Introduzione a Officina Lacan, n. 1, Maggio 2019)

La famiglia, nelle sue diverse e mutevoli forme dell’attualità, prima di essere una realtà sociale, è una realtà psichica: Freud, che l’aveva ben colto, considerava la famiglia come, prima di tutto, un “mito individuale”. Ciascuno di noi, di fatto, costruisce intimamente un romanzo familiare e lo traspone nella sua vita sociale. Tutti i miti della nascita, ma anche tutti i miti costruiti sin dall’antichità, cercano in fondo di dare un senso ai legami familiari.
Tale costruzione immaginaria sulla famiglia cerca in ultima istanza di trattare simbolicamente la questione della differenza fra sessi e generazioni, e ancora di più cerca di trattare l’impossibile da trattare, ovvero il reale dell’origine, quel reale enigmatico e senza risposte risolutive.
E sappiamo che dove c’è qualcosa di inspiegabile, qualcosa che è più inerente al desiderio che non ai meccanismi fisio-biologici, l’essere parlante cerca di pacificarsi inventando un mito, una favola, una costruzione immaginaria, usando come materiale il linguaggio e la parola.
La domanda di cosa si trasmette attraverso le generazioni è un tema centrale della clinica.
Per Lacan, la famiglia è il residuo di una storia molto complessa, mutevole. Nel continuo interrogarsi che il discorso corrente fa sull’influenza e l’interazione fra fattori genetici, ambientali, sociali, psicologici… Lacan isola il nucleo interno ed essenziale di questa istituzione, senza il quale non è possibile che si costituisca alcun soggetto: affinché vi sia della trasmissione, la famiglia deve mantenere e trasmettere quel qualcosa di molto fragile, ma altrettanto essenziale, che si chiama desiderio.
Con il suo testo I complessi familiari, Lacan prende posizione rispetto al mito di Edipo così come la tradizione freudiana lo tramandava, non considerandolo più come una invariante, ma come qualcosa che dipende dalle varie forme della società, situando così la funzione del padre decisamente nella storia, e segnalando come non ci sia da affliggersi per i cambiamenti della famiglia tradizionale nella contemporaneità
Secondo Lacan (“Nota sul bambino”, in: Altri scritti, Einaudi) la famiglia si sostiene sulla funzione della madre, in quanto colei “le cui cure portano il marchio di un interesse particolarizzato”, e del padre, in quanto “vettore di una incarnazione della Legge nel desiderio” quindi una umanizzazione della legge che mostra come possiamo servircene. Madre e padre, ridotti alla particolarità del desiderio, diventano quindi quell’articolazione minima in cui si può situare il soggetto.

“Noi pensiamo che la sorte psicologica del bambino dipenda prima di tutto dal rapporto che mostrano tra di loro le immagini genitoriali. È per questa via che il disaccordo tra i genitori è sempre nocivo al bambino e che, se nessun ricordo resta maggiormente sensibile nella sua memoria dell’ammissione esplicita del carattere male assortito della loro unione, le forme più segrete di questo disaccordo non sono meno perniciose”

(J. Lacan, “I complessi familiari nella formazione dell’individuo”, in: Altri Scritti, p. 81)

Quando il legame non tiene più: clinica delle separazioni familiari

Lacan, e in generale la psicoanalisi, si occupa di ciò che “non funziona”. E quindi anche per quanto riguarda la famiglia si occupa di ciò che non funziona nei legami familiari e nei legami con gli ideali della famiglia.
Quando, all’interno di una famiglia, i genitori si separano, tutti i componenti della famiglia devono affrontare questo cambiamento.
La fase della separazione, specie se dopo una lunga convivenza e dopo aver cresciuto ed educato i figli, è per tutti un’esperienza dolorosa che attiva molte dinamiche emotive.
A volte il dolore degli adulti, soprattutto quando uno dei coniugi ha la sensazione di essere abbandonato e rifiutato dal partner, è così vivo da diventare un elemento chiave nell’ambiente familiare, e da indurre il/i figli a “schierarsi” con il genitore visto come più debole, a divenire essi stessi “partner sostitutivi”, preda di quelle che Lacan definisce “le catture fantasmatiche” del genitore.
Se la divisione dei genitori provoca, comprensibilmente, una situazione problematica e disagevole per i figli, che si sentono traditi, defraudati, abbandonati, spesso spettatori inermi e silenti di una scelta compiuta dagli adulti, queste dinamiche di “accoppiamento” genitore-figlio e di “conflitti di lealtà” innescati dal legame distruttivo in atto fra ex-coniugi, possono generare nei ragazzi effetti molto problematici per il loro percorso di crescita.