Disagi dell'adolescenza

Lavoriamo nel tentativo di comprendere, insieme ai genitori, il significato del disagio espresso dal figlio, e progettiamo percorsi terapeutici ad hoc per gli adolescenti, per intercettare, nella sofferenza che esprimono e che non riescono a volte ad articolare, la loro autentica richiesta di aiuto, ed impedire al disagio di cronicizzarsi o trasformarsi in un vero e proprio disturbo psichico.

Il termine adolescente, dal latino di adolescĕre, cioè «crescere», è ormai una definizione comune per indicare i giovani che sono usciti dall’infanzia e che, però, non sono ancora diventati adulti, all’incirca dai 13 ai 20 anni. È comunque un costrutto sociale e culturale, tanto che ormai siamo confrontati con le cosiddette “adolescenze lunghe” definite anche “giovane adulto” (E. Scabini). Dunque è innanzitutto un significante, assegnato dal discorso corrente al ragazzo o alla ragazza, e che il soggetto deve in qualche modo assumersi, fare suo. 

Si tratta di un difficile compito, tipico di questa fase di transizione: cercare di differenziarsi da ciò che propone/impone il discorso sociale contemporaneo, per cercare – e auspicabilmente trovare – il proprio modo particolare di essere adolescente: non più bambino protetto (ma talora soffocato?) dai confini del mondo familiare, non ancora adulto con un’idea precisa di sé ed un posto nel mondo… 

La clinica dell’adolescenza, per la psicoanalisi, parte dalle “rotture”, dalle crisi che costellano la crescita e da ciò che da tali crisi si origina.

In alcuni casi, questa delicata fase della vita può dare origine a un disagio importante, che può esprimersi attraverso difficoltà scolastiche e relazionali, problemi comportamentali (impulsività, rabbia esplosiva, comportamenti a rischio…), ritiro sociale e/o cyberdipendenza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, uso di sostanze, condotte autolesive… che mettono in crisi la relazione tra genitori e figli, e/o ne segnalano uno snodo problematico.

L’offerta di Afanisi si propone di aiutare i  genitori a leggere il significato del disagio espresso dal figlio, e di consentire a quest’ultimo – attraverso l’incontro con lo Psicologo – di cogliere, nella propria sofferenza, la possibilità di articolare una domanda di aiuto.

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